Trasferirsi all’estero: una metamorfosi irreversibile

Trasferirsi all’estero, specie poi a seconda dal posto scelto, è un atto che cambia le persone dal profondo. La mente non ragiona più come prima: cambiano le percezioni, le sensazioni, gli umori; ciò che si dava per scontato acquista un valore nuovo, ciò che prima faceva incazzare ora fa sorridere.
Dall’ultimo resoconto di viaggio a casa.
O’ sole mio
Chi è rimasto giù, dispone naturalmente della propria vita come crede: lavora, mangia, esce, vede gli amici, discute dell’ultimo eliminato di X-Factor. Insomma, solite cose. Non è poi tanto diverso dalla vita di un expat.
Se non fosse per qualche piccolo dettaglio. Alla vista di qualcuno comodamente sprofondato nel divano, incollato alla tv, dentro casa, mentre fuori c’è un sole da paura, ecco, questo un emigrato non lo capisce più.
È proprio sparita la funzione del cervello che associa la luce a uno spazio chiuso. Ormai è talmente poco abituato a vederne, che guarda con sdegno chi snobba con così tanta non-chalance un evento di tale portata. Al minimo sentore di raggi solari, lui si scaraventa fuori da casa a una velocità tale che non è sicuro se ha tolto il pigiama prima di uscire.
Tempi dilatati contro tempi ristretti
Quando si hanno a disposizione solo pochi giorni di vacanza, si fa di tutto per concentrare visite, attività, uscite, cene. L’idea di potersi dedicare finalmente a tutto ciò che all’estero non c’è, è eccitante e ricco di aspettative.
Poi senti le persone parlare, e scopri che ci sono periodi in cui non si vedono per settimane e settimane, nonostante abitino a 900 metri di distanza, nel peggiore dei casi. Mentre tu, daresti un rene per poter bere un caffè con le tue amiche del cuore, ogni volta che ne hai voglia (sì sto parlando proprio di voi <3)
Malattia e degenza
Che gusto c’è a fare una vacanza da mammina senza ammalarsi? Lei è lì, che ti guarda con occhi dispiaciuti e tristi, e appena ti giri, zac! Strofina le mani con avidità e sorride diabolicamente, perché finalmente potrà tenerti tutto per sé. Il suo cucciolo lontano.
Tu combatti tra l’impazzimento precoce e la genitrice regredita di vent’anni, che ti accudisce come se di anni ne avessi 5. Un po’ ti gongoli nel lusso di avere la pappa pronta e di poter scegliere cosa il tuo palato predilige quel giorno e cosa no.
A lungo andare però la cosa comincia a innervosirti sul serio: esci ugualmente nonostante gli acciacchi, peggiori, ti maledici, butti ansia agli amici che non vogliono essere infettati. Ti rimetti in sesto il giorno prima di partire, e con ogni probabilità, non ti ammalerai più per i dodici mesi successivi, in tempo per sputtanarti la vacanza dell’anno dopo.
Imbruttimento irreversibile
Il privilegiare la comodità di abiti e scarpe a discapito dell’estetica, ti sta sfuggendo lentamente di mano. Non sai come né quando esattamente sia successo. Sai solo che ti ritrovi in aeroporto con una valigia mezza vuota, con dentro qualche paio di mutande e calze, magliette a maniche corte (che ormai sei nordico) e i regalini per i nipotini, pronto a fare provviste di prelibatezze per l’inverno.
Una volta a casa dei tuoi, realizzi, non senza un minimo di terrore, che avresti dovuto portare con te qualche cambio in più, perché lì, non è rimasto niente. Niente a parte ovviamente qualche maglioncino sopravvissuto agli anni dell’università, i tuoi vecchi foulard da hippie mal riuscita, scarpe che si sgretolano mentre cammini, da quanto sono consumate.
Che fai? Mica ti puoi rifare un guardaroba da zero, che poi come te lo porti indietro se la valigia è prenotata da pane carasau e pecorino? No, fai come se nulla fosse. Fingi atteggiamenti normali e disinteressati mentre sorseggi l’aperitivo in uno dei locali più in della città. E se sfilano nel frattempo politici, signore in pelliccia, ma anche persone normalissime, semplicemente un filo più curate di te, che invece ti sei vestito di merda, affuttidindi (fregatene).
L’integrazione in Germania ha purtroppo preso il sopravvento, anche sul tuo vecchio buon gusto, o presunto tale. Consiglio: mai rinnegare le proprie origini. Soprattutto in fatto di moda.
mariarosariadiario
Ammiro molto chi si mette in gioco e va a vivere all’estero. Sei diventata più spartana? Non è una cosa negativa. Il buon gusto non credo si perda. BRAVA!
cronachediunamigrante
Forse, ora più di prima, riesco a esprime meglio me stessa 😉 grazie per il tuo spunto!