Finché il caffè è caldo di Toshikazu Kawaguchi

Vi piacerà se: 

  • Amate le ambientazioni retrò, dal sapore vintage, semplici ma dalla fortissima carica emotiva ed espressiva. Un po’ come accadeva nei classici “Bar Sport” di paese degli anni ‘70, ma senza necessariamente scontrarsi con la visione di canotte bianche, sfide di Scala 40 o pareti tappezzate dai cimeli della squadra del cuore. 
  • Apprezzate la raffinatezza delicata tipica dell’oriente del mondo, con i suoi modi gentili e rispettosi. I personaggi che si susseguono nella narrazione, hanno infatti un forte potere calmante, che manco un litro di camomilla.  

Non vi piacerà se: 

  • Siete in vena di una lettura divertente. Finché il caffè è caldo, per quanto leggero, è un romanzo che parla del tempo, di possibilità mancate, di occasioni da vivere. Non nego di essermi commossa verso la fine.

    Ok, mi sono sciolta in lacrime.  

Ulteriori considerazioni

  • Essere amanti della cultura giapponese è un plus, ma non indispensabile. La narrazione si svolge infatti tutta all’interno di un Caffè che, non fosse per la caratterizzazione dei personaggi, potrebbe essere collocato ovunque nel mondo. 

Finché il caffè è caldo: trama veloce 

In Giappone esiste un Caffè dove è possibile viaggiare nel tempo. Per farlo basta prendere posto su una particolare sedia, perennemente occupata da una donna vestita di bianco che, solo di tanto in tanto, si alza per andare in bagno. Chi non vorrebbe tornare nel passato? Ci sarebbero un sacco di cose da sistemare: l’ascesa del nazifascismo, gli attacchi terroristici, le calamità naturali, l’invenzione del Gioca Jouer, il giorno in cui è stata deposta la prima fetta di Ananas sulla pizza. E invece no. Ci sono alcune regole fondamentali per chiunque decida di intraprendere il viaggio verso il passato (o il futuro). 

  1. Qualsiasi azione si compia durante il viaggio temporale, il presente non cambia
  2. Una volta arrivati al giorno scelto, non ci si può spostare dalla sedia su cui si è seduti (quindi, anche volendo, mancherebbe proprio la possibilità materiale di fare un salto in Germania per togliere di mezzo Hitler, per dire).   
  3. Si possono incontrare solo persone che sono state all’interno del Caffè
  4. Bisogna bere il caffè prima che si raffreddi, per riuscire a tornare al presente incolumi. 

Semplice quanto inesorabile. 

Tutto ciò che diamo per scontato

Se n’è parlato talmente tanto che non ho potuto fare a meno di leggerlo. E ho fatto bene. Finché il caffè è caldo è un concentrato di emozioni, quattro micro storie che si svolgono all’interno di un macro sistema all’aroma di caffè, che si intrecciano in maniera del tutto spontanea, scandita solo dal ticchettio costante di tre vecchi orologi da parete. All’interno di ciascun episodio, siamo portati a riflettere insieme ai personaggi sulle frasi pensate e mai dette, sui gesti desiderati e mai agiti. Un po’ perché presi dall’orgoglio, un po’ perché vittime della paura, non sempre ci comportiamo come vorremmo realmente, con il risultato di portarci dietro dubbi e sensi di colpa (come se già non ne fossimo abbondantemente forniti per natura).  

Se da una parte il romanzo ci trasporta in un’atmosfera sognante, dall’altra ci restituisce uno spaccato di realtà crudele nella sua fermezza, non senza mostrarci però la via del riscatto: è vero che non possiamo fare nulla per cambiare ciò che è stato, ma possiamo fare tanto per godere appieno di ciò che si ha, senza rimpianti e con una nuova luce sul futuro. Si chiama presente, qui e ora e, per quanto possa sembrare banale, è l’unico vero potere che abbiamo a disposizione.