Per affrontare il rientro in Italia ho voluto pianificare tutto con estrema precisione, un po' perché da brava Vergine maniaca necessito di avere sempre tutto sotto controllo, un po' perché nessuno può sottrarsi alla morsa del perfezionismo tedesco. Nessuno tranne G., naturalmente.
Che dopo i trenta il declino fosse inesorabile l'avevo capito dagli argomenti tirati fuori alle cene con gli amici. Ma addirittura il lettino in spiaggia, all'ora delle galline, questo no. Davvero non me l'aspettavo. Per fortuna ho trovato consolazione nei miei coetanei, anche loro reduci da nuove sperimentazioni in fatto di comfort balneare. Per loro anche la sedietta scrausa è ormai un concetto superato. Da ora in poi solo seggiole ergonomiche con braccioli, che nessuno c'ha più l'età per faticare mentre si riposa.
Ormai sicura da anni che il mio aspetto non sia calamita nefasta verso finanzieri e forze dell'ordine in generale, procedo spedita verso l'uscita che sta per condurmi a Berlino. Non sono mai stata un particolare stacco di gnocca, ma nemmeno una punk disadattata della Rigaerstraße. Eppure, forse ingannato dalle occhiaie, forse dall'andatura poco principesca o dallo sguardo smarrito (all'aeroporto di Alghero basta un niente per perdersi), un carabiniere appostato prima del banco mi ferma con l'aria di chi sta per buttarlo nel culo a qualcuno, chiedendomi il documento di identità.
Io e G. ci guardiamo. Manchiamo dai banchi della Chiesa da parecchie lune, e considerato lo sbattimento che si sono presi per ricostruire la cattedrale di Santa Edvige dopo i bombardamenti, sarebbe un peccato sfidare l’architettura con la nostra presenza notoriamente poco devota.