Il flagello della retorica

Oltre ad essere uno dei peggiori mali del mondo, la retorica è (tra le altre cose) l’“atteggiamento dello scrivere o del parlare, o anche dell’agire, improntato a una vana e artificiosa ricerca dell’effetto con manifestazioni di ostentata adesione ai più banali luoghi comuni”. Grazie Google, non avrei saputo dirlo meglio.

Di primo acchito potrebbe sembrare un concetto difficile, roba da laureati o gente che vuole sbandierare una relazione elitaria con la cultura, ma non è così. Sbattiamo la faccia sulla retorica più spesso di quanto pensiamo e, per rendersene conto, basta una rapida occhiata alla home di Facebook, Instagram e di tutti quei social in cui è possibile passare da letture interessanti a stronzate immani nel giro di pochi secondi, o ammirare i cosiddetti profili di coppia, l’apice dell’annullamento individuale in favore di un’entità vasta come il cazzo che ce ne frega della presunta perfezione altrui. 

È naturale che nella mostra pubblica di aspetti della vita privata, si tenda a non enfatizzare il Cinepanettone che è in noi, prediligendo piuttosto sfumature rosa pesco, con tinte di miele e profumo di orchidee. Peccato che siano situazioni alquanto surreali. 

Retorica e senso della realtà

Il problema è che fuori dagli schermi dei nostri telefoni, esiste quello che comunemente viene etichettato come mondo reale. Un posto sicuramente meno magico delle nostre bacheche virtuali, dove gli unicorni sono estinti in favore dei piccioni, i cuoricini con i brillantini dorati vengono alimentati da vene e arterie e in cui, oltre all’amore, sono contemplati anche una serie di sentimenti accessori come rabbia, disappunto o disgusto.

In un mondo così, crudele nella sua verità, anche i meno audaci sono in grado di farsi delle domande: se online le persone si auto-dipingono con i pennelli del Mulino Bianco, ma nella vita dicono o fanno cose nettamente opposte, ecco, questa è una contraddizione che non mancherà di essere notata anche dai meno arguti. 

Non che questo debba uccidere il desiderio di condivisione, (sarebbe troppo bello e ricordiamoci che i miracoli sono prerogativa delle alte sfere celesti) ma almeno limitarsi nelle esternazioni, no? 

Come riconoscere gli abusi di retorica?

Sicuramente dal numero spropositato di aggettivi messi in campo per descrivere le qualità di una persona. È inverosimile che un singolo essere umano possa contenerli tutti in un involucro così limitato (e tutti rigorosamente positivi!), senza la traccia di difetti o punti di debolezza. Anche io ho un compagno che mi riempie di attenzioni, molto presente e premuroso, ma non posso negare che sia anche un grandissimo rompicoglioni, di tanto in tanto. Com’è che gli altri sono tutti ineccepibili e valorosi e amorevoli e carezzevoli e ragguardevoli? 

La (mia) verità è che stiamo creando un mondo parallelo da quello reale, un mondo di perfezione e giustezza, che di reale ha giusto la base, come le leggende. Il risultato è che questa dimensione è talmente sconnessa con quella geolocalizzata all’interno del sistema solare, che la gente si sente autorizzata a sparare merda, offendere e insultare come se dall’altra parte non ci fossero persone, ma macchine. Oppure a esaltare personalità dai tratti improbabili che nemmeno Zeus avrebbe osato tanto rivolgendosi a sé medesimo. 

Odi et amo. Anche meno, dai

A me personalmente preoccupano entrambe, l’odio incontrollato e l’amore invasato. Di tutto ciò che viene scritto sui social, quanto viene effettivamente esternato a parole, in privato? Dove sta il senso di alimentare gli indici glicemici del globo terrestre, se poi, in faccia, non si ha il coraggio di parlare dei nostri sentimenti?

E attenzione, perché il problema non sono i social, così come non lo era la stampa quando ha sostituito gli amanuensi. Il problema, come sempre, è l’uso che di un mezzo se ne fa. Perciò, se lo si usa bene, bene. Se lo si usa male, son cazzi. 

Perché mi sta così tanto sulle balle la retorica?

La domanda è lecita (e scusate il delirio in cui vi ho trascinato finora). A parte l’essere di una noia mortale, faticosa da leggere e pesante da digerire, è perché fa venire mille dubbi alle persone normali. Perché a furia di vedere sbandierati senza ritegno momenti idilliaci, sorrisi d’autore, e poemi al miele che (ripeto) non si leggono manco sugli Harmony, capita che alla gente venga il dubbio di vivere una vita sbagliata, troppo “normale”, paragonando certe relazioni dopate alle proprie. 

La vita di tutti i giorni, soprattutto in amore, ma non solo, è fatta principalmente di compromessi, di sopportazione, di confronti. Sì, c’è anche il lato romantico, d’accordo. Ma la perfezione è un atto di presunzione, e a volte, è molto meglio un vaffanculo detto col cuore che un ti amo urlato ai quattro venti. E non necessariamente su Internet.