Weekend a Cracovia

Comincia il weekend a Cracovia

Il weekend a Cracovia non può che cominciare con il piede giusto. Siamo nel mezzo di una piazza incendiata dal sole, alle tre del pomeriggio. Io e G. appena reduci da una scazzottata verbale sui punti cardinali da seguire per arrivare alla fabbrica di Schindler. Mi trascino sofferente tra i crampi intestinali del dopo pranzo polacco e la disperazione nel constatare l’assenza di un bagno nei paraggi. All’ennesimo battibecco, mi decido a stilare una lista delle priorità per la mezz’ora successiva e, nello specifico propongo:

  • defecare
  • reperire acqua potabile
  • chiedere a Google la cazzo di direzione
  • seguirla

G. si trova d’accordo su tutti i punti meno uno: il coinvolgimento di Google nelle questioni di geografia. A scuola è sempre stato un geografo provetto (dice lui) e non perde occasione di farmelo pesare, accusandomi al contempo di essere una capra.

Per intimidirlo e farlo smettere di parlare a vanvera ho cominciato da poco a rispondergli utilizzando la sua personale interpretazione della lingua inglese, la sua punta di diamante. Me la sto facendo addosso ma sono troppo orgogliosa per ignorare le provocazioni. Non sono una cima per quanto riguarda capitali e fiumi del mondo. Ma posso sempre chiedere, anche non in italiano.

Finalmente incrociamo un bar: mi ci fiondo chiedendo con un certo contegno il permesso di potermi recare alla toilette. Dopo aver evacuato il materiale tossico me la svigno a testa bassa, come se questo possa camuffare il delitto appena consumato sul retro del locale.

Il ragno

G. è fuori che mi aspetta. Ha la faccia sconvolta e mi sembra leggermente pallido.

Non credo che dopo cinque anni di convivenza sia il tipo che possa ancora scandalizzarsi all’idea della sua fidanzata seduta sul cesso. Comincia a raccontarmi di essere stato aggredito da un ragno gigante di color marrone e di esserselo sfilato di dosso non si sa come. Ma la cosa che lo terrorizza è che dell’animale non c’è traccia. Sparito nel nulla.

Lo faccio ruotare a 360 gradi analizzando palmo a palmo ogni cm del suo corpo, dello zaino, dei vestiti. Non c’è traccia del ragno nemmeno nella coltre pelosa che G. vanta su gambe e cosce. Probabilmente ha voluto evitare anche lui la perdita dell’orientamento e il conseguente coinvolgimento di Google per ritrovare la via. Magari ha una fidanzata ragna rompi palle come la mia metà. Riprendiamo a camminare sotto al solleone, mentre con un occhio sbircio di nascosto su Maps per assicurarmi che effettivamente quella sia la strada giusta da prendere.

Ancora lui

Una mano sulla tetta sinistra mi riporta alla realtà, e non è quella di G. Una ragazza polacca sta scacciando qualcosa dalla mia maglietta con una faccia non bene interpretabile tra lo schifo e il terrore. Cerco di capire cosa stia succedendo sotto il mento ma non vedo niente. 

Non ho mai vantato dimensioni di coppe fuori dalla norma e mi preoccupa il fatto di non riuscire a vedere la presunta lotta del bene contro il male che si sta disputando sul mio petto. Che sia un problema neurologico? Le sto pensando tutte. La mano della sconosciuta si sposta improvvisamente verso un braccio, nel frattempo spalancato a stella marina nel trambusto generale.

È come se volesse staccare qualcosa di invisibile. Un filo. Una ragnatela. Non sarà lui?

Is the spider?” chiedo io; e lei giustamente mi risponde in polacco, forse per via del mio colorito norvegese. Nonostante le barriere linguistiche mi sembra di afferrare che in effetti si tratti proprio di un ragno, e pure che ora sono salva. Dove sia la bestia a nessuno è dato sapere. 

Non è possibile che sia l’unica a non aver visto questo ragno dalle dimensioni esagerate. G. suggerisce allora, visto che nemmeno lui ha notato l’aracnide in questo secondo attacco, che probabilmente la tipa voleva solo farmi il portafoglio. Controllo ma nulla si è mosso dal marsupietto tattico da viaggio. Riprendiamo perciò il cammino sentendo zampette dappertutto. Se questo è il preludio, sono sicura che in questo weekend a Cracovia non ci annoieremo.

Il viaggio

Siamo partiti la sera prima con il Flixbus di mezzanotte dalla stazione di Südkreuz di Berlino, così da poter godere di tre giorni pieni nella bellissima città polacca. Troviamo posto nel piano superiore del pullman, ma poiché è arrivato già pieno, io e G. dobbiamo rassegnarci a viaggiare separati.

Fortunatamente ci sono due sedili liberi divisi solo dal corridoio: diversamente sarebbe stato un problema, perché quando ci muoviamo di casa, portiamo viveri per ogni necessità e palato e la vicinanza è un requisito fondamentale per lo scambio di vettovaglie.

Cerco gli auricolari nello zaino e seleziono la mia playlist da viaggio. Il mio compagno di posto è un tipo pelato e taciturno, talmente palestrato che potrebbe rovesciare un monumento con uno sguardo. Nonostante l’aspetto da spaccone, percepisco ritmi latini provenire dalle sue cuffie. All’ennesimo amor del corazon adelante por favor, alzo il volume della mia musica fino a coprire la sua. Peccato che i decibel non possano intervenire anche sull’olfatto.

G. ha tolto le scarpe e, dal sedile dietro di lui, sbuca un piede con calzino bianco. Non so chi sia il legittimo proprietario della puzza di piedi e ho paura a chiedere, visto che con uno dei due ci abito. Il sonno mi sembra l’unico rimedio plausibile al momento, così mi abbandono a uno stato catatonico per tutte le nove ore di viaggio.

Cavolo ma quanto dormi? Non hai visto nemmeno mezzo metro di paesaggio“, mi redarguisce G. l’indomani mattina.

In compenso però, grazie al miasma generale, ho fatto un viaggio mistico senza nemmeno bisogno di drogarmi.

L’arrivo a Cracovia

Cracovia è una città bellissima. Lo abbiamo capito subito dopo aver abbandonato la stazione con i nostri zainetti ed esserci addentrati nelle vie del centro storico. Imperdibili la piazza del Mercato con le sue bancarelle e i palazzi storici; il Castello di Wawel, situato su una piccola altura e perfettamente conservato in tutta la sua struttura, dalle Torri, ai sotterranei, alla Cattedrale. Da qui si gode di una vista bellissima sul fiume e il resto della città, assolutamente imperdibile. La Fortezza del Barbican, su cui è possibile salire e passeggiare tra le vecchie postazioni di guardia. Le chiese sparse in ogni dove, eleganti e sfarzose. Il ghetto ebraico con la vecchia Sinagoga, le piazze, la musica, le botteghe e le case.

La città vecchia si gira veramente in poco, un weekend a Cracovia è più che sufficiente per visitare tutti i punti principali. 

Noi abbiamo consapevolmente evitato i tour ai campi di sterminio di Auschwitz e Birkenau perché, come vi raccontavo in passato, per vedere certi posti bisogna mettere in conto ore e ore di malumore e noi volevamo un weekend felice. 

Cos’altro vedere a Cracovia

  • Fino a novembre 2019 è possibile ammirare in tutto il suo splendore la “Dama con l’ermellino” di Leonardo da Vinci, esposta temporaneamente al Museo Nazionale di Cracovia. Ammetto con un filo di delusione che il Museo in sé non è niente di eccezionale, anche se alcuni turisti giapponesi hanno passato ore a fotografare tutte le ciotole di vetro presenti in una delle ali della struttura. Il che mi ha fatto domandare se sia io a non capirne un accidente di arte oppure loro.
  • Per tutti gli amanti dell’antiquariato e delle cianfrusaglie consiglio il mercatino delle pulci nella plac Nowy, piazza nel quartiere di Stare Miasto. Nelle bancarelle allestite il sabato mattina si può trovare di tutto: vecchi cimeli di guerra, spillette del defunto regime sovietico, articoli vintage per la casa, maniglie, rubinetti e altri pezzi interessantissimi. Vorrei dirvi di più ma, in fatto di shopping a casa mia, io sono quella che interpreta il ruolo del maschio scazzato, G. quello della femmina impossessata che passa in rassegna ogni singola minchiata esposta. Dopo pochi minuti l’ho abbandonato in favore di attività più appaganti, ma lui si è divertito tantissimo.

E ancora…

  • Se volete fare un salto in una Cracovia che non c’è più, consiglio una sosta al ristorante Once upon a time nel vecchio ghetto ebraico a Kazimierz. Il locale è stato ricavato dall’unione di quattro botteghe del 19 secolo. Si respira un’atmosfera d’altri tempi, soprattutto grazie alla presenza dei vecchi tavoli da lavoro, vetrinette originali, un lavatoio incastonato nel muro e altri oggetti d’arredamento degni di un museo.
  • Il centro storico di Cracovia è stato dichiarato patrimonio dell’Unesco nel 1978. Il mio consiglio? Lasciate perdere per qualche ora le guide tradizionali e perdetevi nelle vie della città antica. Fatevi guidare dall’istinto e dalla bellezza che vedrete tutto intorno a voi: l’improvvisazione varrà molto più di qualsiasi lista trovata su internet, e in caso di bisogno non fate come G. Affidatevi a Google.

Dove mangiare a Cracovia

Per mangiare a Cracovia c’è l’imbarazzo della scelta. Noi ci siamo fatti guidare dall’istinto e abbiamo sempre mangiato benissimo. Portatevi gocce e pasticchette per aiutare il processo digestivo, la cucina polacca non è famosa per la leggerezza.

  • Marchewka z Groszkiem: buono e prezzi abbordabili. Abbiamo mangiato pancake di patate con gulash e Pierogi di carne. Da provare assolutamente anche le zuppe proposte nel menu.
  • Podkowa: ristorante enorme con posti a sedere sia all’interno che in un cortile nascosto tra i palazzi. L’arredamento è rustico e l’atmosfera ideale anche per una cenetta romantica. Cibo superlativo e prezzi bassi. Imperdibile l’Oscypek (lo troverete tra gli antipasti), un formaggio di pecora servito arrosto e accompagnato da marmellata di mirtilli.
  • Kuchnia u Babci Maliny: da visitare anche solo per ammirare l’arredamento di inizio ‘900, questo ristorante su più piani offre una cucina buonissima a prezzi molto bassi. Abbiamo provato gli antipasti di pesce, la classica zuppa di gulash nel pane e i pierogi di formaggio. Un gioiellino trovato per caso ma che ha dato un tocco positivo in più al nostro weekend a Cracovia.

La partenza

Siamo carichi di energia e cibi polacchi. Abbiamo percorso una media di 22 km al giorno a piedi e ci fa male tutto. Prendo i biglietti e mi avvio verso l’ingresso del bus. Il ragazzo che controlla gli ingressi chiede di esibire un documento di identità e, naturalmente, il mio l’ho lasciato a Berlino. Non porto mai documenti importanti per paura di perderli e anche stavolta cerco di cavarmela con la patente. A mia discolpa aggiungo che nessuno ha mai chiesto i documenti nei precedenti seicento viaggi fatti con Flixbus, e poi sì, sono una cretina. Appurato.

Mostro la tessera al controllore e quello la rifiuta chiedendo la carta di identità. Gli spiego brevemente di non averla con me, mentre una folla attende alle mie spalle il proprio turno per prendere posto sul pullman. 

Di tutta risposta il ragazzo mi dice che non posso partire e che mi trovo in Polonia illegalmente. 

In che senso illegalmente? 

Le serve il passaporto per superare la frontiera. 

Faccio un rapido calcolo mentale e considerato che il Muro di Berlino è caduto nel 1989, che l’URSS si è sciolta nel 1991 e che questo ragazzo avrà sì e no 21 anni, non credo abbia mai conosciuto frontiere tra Germania e Polonia nella sua giovane vita. Ma magari mi sbaglio. Ah, e poi c’è la questione che sarei europea.

Clandestina

Il mio fidanzatino mi guarda con gli occhi infuocati, e non di passione. Credo vorrebbe mettermi le mani addosso e, sottolineo, non credo per fini romantici o riproduttivi. Riesco a sbrogliare la situazione grazie alla copia a colori del passaporto che tengo ben conservata nella mail. Al conducente spetta l’ultima parola sul mio destino e, fortunatamente, a lui non gli frega niente della mia esistenza e ci fa partire senza problemi. 

Nonostante l’intolleranza al lattosio, i quantitativi terrificanti di aglio e cipolla contenuti in qualsiasi pietanza, le fritture degne del peggior caddozzo, i mal di pancia e i colon irritati, di tutto il weekend a Cracovia, è esattamente questo il momento in cui mi sono veramente cagata addosso. Giuro.