La prima volta che sono emigrata avevo 22 anni e dovevo partire per la specialistica in una lontana nordica terra: il Veneto. Mia madre si raccomandava sempre di comprare scarponcini imbottiti da neve, piumino in vera piuma d´oca e calzettoni grossi di lana, per proteggermi dal freddo (e dal sesso), che lì c’è freddo, ci sono le montagne. Ero giovane e inesperta, e mia madre aveva ragione. Fastidiosamente ragione. DSC01724

Nonostante i suoi vari richiami per tornare a casa, che si protraggono ormai da 7 lunghi anni, resisto imperterrita nel condurre la mia esistenza lontano dal mare e dal sole. Sadico masochismo? Forse. Il fatto è che la prima emigrazione è sempre un po’ pericolosa, può creare dipendenza. Una volta che cominci, non puoi più smettere. Almeno, per me è stato così. E un po’ me la sono anche dovuta far piacere visto che trovare uno straccio di lavoro dalle mie parti è facile come prendere un Nobel.

Insomma, per questi e altri motivi ho dovuto proseguire nell’esplorazione esasperata di altre nordiche terre: Francia, Irlanda, Gran Bretagna, per approdare infine (?) nella più fredda di tutte. La Germania.

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Oggi vivo a Berlino e sono felice. Quanto durerà? Non lo so, ma è questo il bello.

Vorrei che le mie cronache di migrante fossero uno stimolo non troppo serio per chi vorrebbe partire, chi vuole restare, chi non sa che fare, o chi semplicemente desidera immergersi qualche minuto tra le sfighe e le gioie di chi è perennemente diviso tra l’amore per la propria terra e la voglia di vedere realizzati i sogni di una vita, che purtroppo, per qualche oscura ragione, pare si possano avverare solo a 1.752 chilometri da casa.

(Potete seguire le mie gioie e le mie sfighe anche su Facebook) 🙂