Teufelsberg: la montagna del diavolo a Berlino

Ferraglie arrugginite e pezzi di cemento sbucano dal terreno scosceso mentre saliamo sulla Teufelsberg, la Montagna del Diavolo, imponente e vigile su Berlino. Sono sepolti qui da decenni, e insieme a loro, i ricordi dei berlinesi, per i quali quelle ferraglie e quei pezzi di cemento, sono stati semplicemente “casa“, prima che le bombe le spazzassero via.
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I nostri piedi stanno solcando milioni di metri cubi di macerie, 26 per l’esattezza, trasportati qui dai tir fino al 1972 in circa 800 viaggi, mentre centinaia di donne, le Trümmerfrauen (donne delle macerie) erano impegnate a sgomberare le vie di Berlino e a recuperare materiali per nuove costruzioni.

La Teufelsberg è un accumulo enorme di ferite di guerra: un terzo dei palazzi della vecchia Berlino giace sotto di noi, infiniti pezzi di storie frantumate dai bombardamenti, che qui riposano dopo anni di tormenti.

Ci sono parti di Berlino dove il tempo si ferma, non riesce ad andare avanti, impolverato e lontano dai soliti schemi conosciuti. La Montagna del Diavolo è uno di questi “non luoghi”, un concentrato di irrazionalità e perfezione che non trova spiegazioni logiche concrete. Da una parte, la montagna artificiale custode dei resti di una Berlino che non esiste più, sormontata dalla foresta di Grunewald, fitta e pulsante.

Teufelsberg Berlin
Dall’altra, lo scheletro di una vecchia stazione radio americana abbandonata, simbolo della tecnologia avanzata degli anni ’60, costruita per condurre azioni di spionaggio su Berlino Est durante la guerra fredda.

E a coronamento di tutto ciò, come se non ci fosse già abbastanza materiale per un romanzo, una Galleria di Street Art a cielo aperto, ricca di graffiti e installazioni artistiche surreali e fortemente espressive.Graffiti Teufelsberg
Qui dove sarebbe dovuta sorgere una sede universitaria per volontà del Terzo Reich, si scontrano storie e momenti in netto contrasto tra loro: la Teufelsberg è sicuramente uno dei posti di Berlino Ovest più suggestivi che abbia mai visto.

Lo si percepisce fin dal cancello di ingresso, che una volta varcato, catapulta i visitatori indietro, in un tempo disordinato e indefinito. Non si capisce più quale sentimento cerchi di prevalere sugli altri: il rispetto per ciò che riposa là sotto, la curiosità nei confronti di manifestazioni artistiche contemporanee e forti, il timore dell’essere osservati e controllati da presenze invisibili.

Un’aura strana pervade tutta la superficie della collina, ma poiché le parole costituiscono sempre un limite alla descrizione delle sensazioni vissute, consiglio vivamente a tutti i futuri visitatori di Berlino di fare un salto da queste parti, per vedere coi propri occhi la contraddittoria meraviglia che solo questa città può offrire.

Alcune delle strutture dismesse della vecchia stazione radio ospitano tuttora vecchi macchinari ingombranti. In un attimo è come se rivivessimo la quotidianità lavorativa degli impiegati: me li immagino entrare in camice bianco da laboratorio, circondati da apparecchi complessi, un’esplosione di tasti e monitor incomprensibili. Incontriamo alcune strutture minori e poi la torre, l’edificio principale sormontato da una cupola gigante, chiuso momentaneamente al pubblico per ragioni di sicurezza.
Grunewald
Da lassù si gode sicuramente di una vista privilegiata sulla capitale: siamo abbastanza delusi per il divieto di accesso, ma non demordiamo e proseguiamo il tour, immersi nelle nostre riflessioni.

Tanti misteri di questa città sono stati riportati alla luce, molti altri devono essere ancora scoperti, anche qui sulla Montagna del Diavolo, dove squadre di archeologi hanno scavato tra la terra per dare risposte a numerosi quesiti rimasti aperti.

Oggetti di uso quotidiano e intere parti di muri portanti vengono analizzati per capire di più sulla vita della metropoli di inizio Novecento, per investigare le abitudini di vita di oltre 3 milioni di berlinesi. Dal 2020 saranno anche resi pubblici gli archivi un tempo custoditi qui, così che tutti possano avere un’idea di come avvenissero le intercettazioni e quali risultati abbiano portato agli Alleati.

Graffiti Montagna del Diavolo

Mi guardo intorno e sorrido all’ennesimo capolavoro della capitale: Berlino è questa, la città delle seconde chance, la città in cui non si abbandonano al proprio destino nemmeno le macerie di una guerra. Dal vecchio si può generare il nuovo, perché possa raccontare altre storie, perché possa tornare ancora a splendere.