Primavera a Berlino

La primavera è arrivata anche a Berlino, con la dovuta calma, ci mancherebbe, non come in Sardegna, che so, con quel cielo monotonamente sempre azzurro e quel mare noiosamente brillantino.

Qui la primavera te la devi sudare facendo ore di straordinari in mezzo al grigio opprimente, barcamenandoti tra gente scazzata ed esausta, china sui telefonini per evitare di guardare fuori dai finestrini, oscurati dai cartelloni pubblicitari appiccicati sui vetri, come se la natura non fosse già infame di suo.

Arriva o non arriva?

Sono stati giorni tedianti per chiunque, anche per quei pochi bugiardi che insistono nel dichiararsi a-metereopatici: ragazzi, state tranquilli, i nuvoloni di tempesta fanno cacare a tutti, e non c’è vergogna in ciò, con noi potete essere sinceri.

Ma poi, ecco che a sorpresa, dopo settimane di sofferenze ed espiazioni varie, a discapito di tutte le previsioni meteo del globo, il sole decide di comparire anche nella dolce Berlino, e come per magia, la città cambia faccia. Da cosa si capisce?

Lucertole al posto delle persone

Nessuno, e dico nessuno, resta a casa quando a Berlino esce il sole. A centinaia si riversano nei parchi, nei cafè all’aperto, sui tetti, nei garage di casa, sugli alberi, ovunque, pur di lasciarsi filtrare, attraverso la pelle color della morte, il primo tepore dell’anno.

Il tedesco torna ad assumere espressioni facciali ormai dimenticate, come il sorriso, poi si ricorda che è nato in Germania, e ti risponde comunque di merda quando ti rivolgi a lui, perché dentro di sé sa bene che questo benessere è solo momentaneo e non bisogna mostrarsi deboli al nemico.

Cuccioli tedeschi

Finalmente i bambini, con buona pace dei genitori, possono tornare a rotolare nella sabbietta lercia dei parchi giochi, scavando tra feci canine, urine gattine e bottiglie di birra spaccate dai bagordi della sera prima. Insomma, fanno a gara a chi si becca l’infezione più invasiva, sotto gli occhi soddisfatti degli adulti: “ah, come sono indipendenti i nostri figli“.

I bimbi tedeschi sono così, un po’ free inside e un po’ lasciati alla cazzo di cane; anzi, i loro genitori se la prendono a male se tornano a casa puliti senza aver prima strisciato su tutti i marciapiedi del quartiere, scalzi, con il solo pannolino addosso, perché ciò significa che non hanno espresso la propria creatività appieno, ed è sbagliato.

Ma tranquilli, anche gli adulti camminano scalzi in mezzo allo schifo, l’igiene qui è osteggiata da più generazioni contemporaneamente, e per molti, il contatto piede-spazzatura, rappresenta probabilmente un tenero ricordo d’infanzia.

Primavera a Berlino

Una bellissima esplosione di fiori di ogni genere e tipo incanta la città, e non importa che tu sia eschimese o arrivi direttamente da Kuala Lumpur: starnutirai e ti pruderà il naso, e se pensavi di essere immune ai pollini, beh ti sbagliavi.

Finalmente poi, arrivano i pic-nic al parco. Basta un asciugamano, un buon libro, qualcosa di fresco da bere. Ti appisoli un attimo, fai bei sogni felici accompagnati dal cinguettio dei volatili e lo stridore dei marmocchi; ti risvegli in preda ai bollori, pensi che è arrivata l’ora di farsi il bagno, ma poi ti ricordi che abiti a Berlino.

Rebel rebel

Ma cosa rende davvero questa città così dannatamente bella? Il suo essere pelofree. Basta con le ansie da ceretta, le foreste vergini sulle gambe favoriscono il ricambio di ossigeno e vanno salvaguardate come specie in estinzione.

Nessuno, anche se nato nell’angolo di paradiso più incontaminato del pianeta, può resistere all’indiscusso fascino di Berlino in questo periodo dell’anno. Certo, il fatto che la primavera possa arrivare a marzo, aprile, maggio oppure a giugno, forse è un tantino una seccatura. Ma dopo la lunga attesa invernale, si viene ripagati ampiamente, come se la città che si è maledetta per mesi, si inabissi improvvisamente per lasciare spazio alla bellezza pura dei petali riversi sui prati verde acceso.