Inno alla donna emigrata

Non me ne vogliano i colleghi dell’altra categoria, ma oggi voglio inneggiare alla donna immigrata, quella che si fa un mazzo tanto per far quadrare le cose. Precisa, puntuale, concreta. Chiacchiere sì, certo, e pure tante, ma con le mani e il cervello sempre in movimento.
Voglio inneggiare alla donna che si sbatte per cercare una casa, risponde agli annunci, prende appuntamenti per le visite, instaura legami e mantiene contatti, ottiene la suddetta casa, prepara documentazioni e scatoloni, mette firme e ritira chiavi, pensa alla disposizione dei mobili e mentre la attua, con naturalezza, segue la cena avviata due ore prima.
Voglio inneggiare alla donna che in tutto questo si alza alle 7 del mattino per andare a lavorare, che passa 45 minuti sui mezzi all’andata e 45 al ritorno, nel mentre va avanti col suo romanzo preferito e, nel tragitto metro – ufficio, pensa alla spesa, la fa dopo lavoro, poi torna a casa, lava e stende, ritira e piega. Se può beneficiare dell’aiuto del compagno poi, considera in automatico il tempo che le servirà per consolarlo per lo sforzo profuso e per guidarlo nel corretto svolgimento dei compiti assegnatili. “No amore, lì mettiamo le lenzuola non i teli da cucina”. E alla fine decide che per il bene dell’umanità è meglio fare da sola.
Di conseguenza, inneggio alla donna che ama incondizionatamente il suo uomo, nonostante per lui “lo faccio domani” non sia semplicemente un’affermativa positiva, ma uno stile di vita. Un credo. Una filosofia.
Voglio inneggiare alla donna che vive all’estero e deve destreggiarsi ogni giorno con gente che parla lingue strane, la guarda strano, mangia strano e si veste peggio. La donna che di fronte alle oscenità perpetrate dal “tedesco”, riesce a soffocare i suoi sentimenti di amore e rispetto per il buon gusto, proprio perché vive in un paese strano, troppo libero per i suoi standard, e lei lo sa.
Voglio inneggiare alla donna che sopporta il fidanzato angosciato per l’influenza, che se la prende con lei nonostante in quel momento non siano insieme in vacanza al mare. La donna multi-tasking che prende decisioni in tempo zero e, attenzione, non crea problemi ma tende a risolverli. Quella stessa donna che quando in ufficio riceve comunicazioni in quello che per lei è ancora aramaico antico, annuisce con fermezza pur non avendo capito una sega, e comunque, per qualche ignara ragione, riesce a portare a termine l’attività, e pure con successo.
Voglio inneggiare alla donna che si sente costantemente dire:”chiama tu, parlaci tu, leggi tu, chiedi tu che sei brava”. Quella donna che quando parla, viene osservata con profonda ammirazione, ma anche con tenerezza: “guardala come si impegna, che carina”, e a lei sta tremendamente sul cazzo, tanto che vorrebbe un euro per tutte le volte che le si chiede di interagire con gli autoctoni al posto di qualcun altro.
“Potrei andare avanti per ore, ma mi fermo qui. Ordiniamo piuttosto da bere”.

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Treptower Park, Berlino

 

“Ok”, fa lui. “Mi prendi una birra mentre vado fuori a fumare? Mi incasino sempre a declinare gli aggettivi. Grazie amore, senza di te non so che farei”.
Non so, un corso di tedesco?